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X-hop: la lunga notte della musica dance
Torino "invasa" dai migliori dj italiani.
Trenta dj da tutta la penisola, quattro locali, fra i più alla moda di Torino, sette ore di musica ininterrotta per far diventare la notte giorno.
Questo è il quadro di X-hop 2000 festival, il manifesto della dj culture, come sottolineano gli organizzatori (citando forse involontariamente i Pet Shop Boys), la seconda edizione di quello che potremmo definire il festival della dance elettronica alternativa italiana.
Venerdì 10 marzo si sono alternati ai piatti del Supermarket, dell'Azimut, del Fabrik e della Zona Castalia nomi di grido quali Alessio Bertallot, Fabio De Luca, Il Maffia Sound System.
L'idea, sicuramente coraggiosa, degli organizzatori era quella di far diventare Torino una sorta di unica, grande, discoteca unita idealmente (e non solo) dai suoni della break-beat, del drum'n'bass e della house.
Idea coraggiosa, appunto, ma che come tutte le buone idee merita di essere sviluppata al meglio: nonostante infatti la possibilità di poter accedere a quattro diversi locali con un unico biglietto e nonostante la presenza di una comoda e gratuita navetta che univa i quattro angoli "danzerecci" della città, i giovani nightclubber torinesi sono stati poco propensi a sfruttare queste possibilità, preferendo, per lo più, rimanere nel proprio locale preferito.
Questo perché, in realtà, erano i vari i dj a portare le proprie voluminose borse colme di dischi da una consolle all'altra e a proporre, di conseguenza, la propria musica nelle diverse discoteche. Per le edizioni future (si sta pensando, fortunatamente, di far diventare X-hop un appuntamento annuale "esportandolo" anche a Bologna e a Roma) sarebbe bene invertire questa tendenza, invogliare cioè i giovani a "girare" tutti i locali, magari offrendo in ognuno un genere di musica diverso, per creare, finalmente, una discoteca grande come una città.
di Andrea Marro
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